SLRVLTN Sei Dieci 2020 puoi ascoltarlo quando vuoi dal canale Mixcloud di Radio Milano International:
I quattro punti cardinali partono da Lukas Setto, passano per la canzone più cool del momento che è di Internet Money e ovviamente prendono in considerazione sia Travis Scott che Bryson Tiller come espressioni di una contemporaneità americana che ha qualche fattore in comune.
Proprio Bryson Tiller ha dichiarato di essere un grande appassionato di video games e ci piace immaginare che anche lui giochi a Fortnite e che abbia seguito l’evento con Travis Scott ospitato proprio dal videogame.
Passando ai suoni più tradizionali presenti in SLRVLTN Sei Dieci 2020 il focus va su Icarus, il disco di debutto di Aaron Taylor.
Disco che arriva dopo anni di musica pubblicata fra singoli ed EP in modo da calibrare al meglio la parte artistica e arrivare pronto alla prova sulla lunga distanza.
Le sue influenze sono impastate di jazz e neo soul, la sua cifra stilistica è quella dell’onestà e della semplicità (apparente, perché alcune costruzioni sono come corse su un ottovolante a livello di scrittura e arrangiamento).
Icarus è il frutto del lavoro degli ultimi due anni, ora finalmente a disposizione di tutti coloro che vogliono ascoltare un esempio di eccellenza black che arriva da Londra. Insomma, uno di quei dischi preziosi.
Qui la lista di tutto quello che è stato suonato in SLRVLTN Sei Dieci Venti e una traccia che per motivi di tempo ho dovuto omettere. Però è bellissima, quindi questo è il posto giusto per poterla ascoltare:
Internet Money, Don Toliver, Roddy Ricch • Lemonade (remix)
Travis Scott, Young Thug, M.I.A • Franchise
Bryson Tiller, Drake • Outta Time
Ella Mai • Not Another Love Song
JoJo • The Change
Aaron Taylor • Flowers
Giveon • Stuck On You
Dr. Dre, Snoop Dogg • Nuthin’ But A “G” Thang
RESPONS, Barney Artist, Samm Henshaw • Hilary
The Weekend • King Of The Fall
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Ottobre 5, 2020
Stories
Aaron Taylor
Aaron Taylor è di Londra e la sua musica è in giro dal 2016 quando, quasi timidamente, ha fatto uscire ‘Still Life’.
Un EP che lo presentava al mondo, in maniera elegante, attraverso le tracce che risentono di nu-soul e jazz attraverso la lente di ingrandimento di un artista che “si è fatto da solo” con una perla quale ‘Lesson Learnt’.
Aaron è autodidatta, ha imparato a suonare e comporre a orecchio esercitandosi in chiesa e a casa sua. Da quei primi timidi passi di strada ne ha fatta tanta.
Quello che resta inalterato, quattro anni dopo e con l’arrivo sia del primogenito che dell’album di debutto, è il carattere unico e “Souleil” della sua musica (musica del sole e dell’anima/soul). Che sembra sempre in bilico, pronta a diventare un incidente, e che invece si risolve nella difficilissima arte di lasciare una sensazione di benessere per chi la ascolta.
Per spiegarmi meglio c’è ‘Be Alright’ dal suo secondo EP, “Better Days”
Aaron Taylor fa della consistenza artistica la spina dorsale del repertorio. Attraverso il terzo EP, “The Long Way Home” che precede di due anni il disco di debutto ci presenta anche la parte più introspettiva con “I Think I Love You Again” che coniuga la vibra di D’Angelo con quella di Funkadelic in un viaggio attraverso titoli che sembrano raccontare una storia da “Saw You In My Dreams” fino appunto al ritorno a casa enunciato dal titolo di “Home” che saluta il lavoro con i profumi jazz.
‘Icarus’ parte dove finisce ‘The Long Way Home’ anche se sono passati due anni, è nato il primogenito ed è cambiato – almeno un po’ – l’universo artistico.
‘I Want That Fire’ è apertura, anche di ali. Come per il mito greco, Icaro, appunto, con la sua aspirazione di libertà totale e di padronanza del volo. Sappiamo come finì per Icaro, ma nel caso di Aaron Taylor il sole non è così vicino da bruciare le ali.
C’è, però, tutta la forza di arrivare vicino a qualcosa, di voler raggiungere certe quote, di soddisfare un desiderio che parte da dentro l’uomo.
E Aaron Taylor arriva, pulendo tutto quello che non è canzone. Limitando le composizioni che puntano più al groove piuttosto che a una forma decisa e delineata. Piazza una collaborazione con Lalah Hathaway e una con Benny Sings e poi si tiene per sé ‘Flowers’.
Uno dei punti più alti del disco così come ‘Be My Muse’ è una spinta in avanti, sbilanciata, perfetta per quello che oggi viene definito “r&b contemporaneo”.
‘Shooting Star’ con Benny Sings è qualcosa di completamente nuovo nel repertorio di Aaron Taylor. Una canzone velata e che presta il fianco ai trattamenti elettronici, sospesa quasi in mezzo al disco e una di quelle tracce che con il passare degli ascolti diventa da straniante a fondamentale.
Icarus è un disco rilassato sui suoni, discreto ed elegante nel suo modo di porsi così come elegante è sempre stata l’arte di Aaron Taylor. Un nome non solo da tenere sul radar ma da supportare per i regali che ci ha fatto e che sicuramente ci farà ancora per parecchio tempo.